Francesca Di Giorgio
LIRICI GRECI
Ritratto di un laboratorio creativo
Lo studio Lirici Greci dal 1987 opera in Ancona e nella regione marchigiana realizzando progetti di immagine e comunicazione per enti pubblici e aziende private.
Nel rispetto delle tipologie e delle esigenze specifiche di clienti di natura diversa, lo slancio creativo e la passione per il “mestiere del grafico” di Francesca Di Giorgio – anima dello Studio – hanno portato alla creazione continua e ad un travaso osmotico di idee, soluzioni, recuperi e creazioni di segni che sono la cifra dinamica e insieme raffinata con cui lo Studio dà voce nuova, fortemente identitaria, alle sue committenze.
Non si tratta solo di talento creativo ma della conoscenza delle leggi del mercato e del marketing che, per quanto riguarda la comunicazione pubblica, non vengono trasferite meccanicamente dall’advertising commerciale a questo settore ma vengono modellate “su misura” attraverso l’adesione etica e culturale ai soggetti che scelgono Lirici Greci come portavoce di se stessi e delle loro iniziative.
È infatti nella “grafica di pubblica utilità”, nella sua versione attuale di “grafica utile”, rivolta ai soggetti pubblici e alle istituzioni culturali, che i Lirici Greci hanno acquisito una meritata autorevolezza nella regione.
Ne sono testimonianza alcuni lavori esemplari, quali la progettazione della rivista di poesia nostro lunedì, diretta da Francesco Scarabicchi, dove il visual designer non si ferma alla messa in pagina elegante per tipografia e immagini, ma interagisce con i testi attraverso una paritaria capacità di dialogo, con l’uso di segni e “figure” di forte autonomia espressiva, che diventano essi stessi contenuto della pubblicazione. Si può considerarlo, dunque, un esempio eloquente della capacità dei Lirici Greci di essere partner attivi nell’organizzazione di progetti di comunicazione e non solo professionisti dell’estetica visiva come valore aggiuntivo.
Con la stessa impostazione lo Studio ha avuto nel tempo contatti proficui con la pubblica amministrazione marchigiana per la quale ha saputo svolgere un ruolo di raccordo, di relazione e di scambio in numerosi progetti relativi a comunicazione di servizi, allestimenti di mostre, realizzazione di pubblicazioni, creazione di loghi e segni identitari, in particolare di musei e istituzioni culturali.
Lirici Greci, inoltre, è stata ed è da sempre una sponda formativa per giovani professionisti, che in cambio di esperienze lavorative sul campo apportano alla struttura una rigenerante attitudine all’innovazione, all’uso di nuove tecnologie, alle connessioni tra discipline artistiche e tecniche operative, all’apertura verso esempi di comunicazione europea che trascendono l’abituale conformismo del livello medio della comunicazione pubblica nel nostro paese.
I Lirici Greci sono quindi un laboratorio di progetti di comunicazione declinati in tutti i media – tradizionali e innovativi – che in relazione a soggetti pubblici consapevoli del loro ruolo di servizio collettivo e attenti alla valorizzazione dei servizi e delle risorse, danno il meglio di sé e lo hanno ampiamente dimostrato.
Marta Alessandri
Vi mostriamo tre collage grafici composti da foglie, fiori e colori denominate “stanze”.
“Misimi ne la mia camera,
là ov’io potea lamentarmi sanza essere udito”
Dante Alighieri, nella Vita Nuova
In poesia, una stanza è una porzione di una grande composizione come un poema.
Nella poesia moderna, il termine è spesso equivalente a strofa, ovvero ad un gruppo di versi che sono associati da un preciso schema di rime; nella musica vocale popolare, una stanza è quasi sempre un verso che si differenzia dal ritornello o refrain.
Tuttavia la stanza, in poesia, è anche qualcosa di più complicato, ma di cui tutti fanno esperienza. Dante Alighieri, nella Vita Nuova, ce ne offre un esempio concreto: “Misimi ne la mia camera, là ov’io potea lamentarmi sanza essere udito;” […] Dante, in questa camera, quindi, incontra un luogo dove pensare, e trovare la forza, le parole per comporre le sue poesie. In parole più semplici è un luogo dove il poeta si isola per creare una condizione mentale in grado di farlo interagire con un mondo diverso, quello delle idee. Come scrive Fernando Salsano la stanza è il luogo “che offre al poeta il conforto della solitudine e della meditazione”, ma è anche luogo della creazione poetica, e di un’elaborazione fantasmatica del vissuto che ne è presupposto e che, come spiega Giorgio Agamben, rende possibile l’appropriazione, in forma di visione e di parola, di ciò di cui altrimenti il soggetto mai potrebbe appropriarsi. La stanza è insieme la concretizzazione e il simbolo di tale dimensione: è lo spazio che contiene e rende possibile la relazione fra il poeta e il suo desiderio, lo spazio attraverso il quale l’esperienza esistenziale comunica con quel tessuto di visioni, immagini e parole che è il rovescio della trama del reale e la materia prima della poesia. In se, inoltre, la stanza contiene tre diverse dimensioni: l’ambiente in cui il poeta si ritira per creare, lo spazio della dinamica interiore da cui la parola poetica scaturisce e la forma che essa assume traducendosi in scrittura. Questa stanza, inoltre, non è solo propria dei poeti, a chi non è capitato di chiudersi in camera propria a piangere un amore, o di ascoltare la musica con le cuffie, ad alto volume per isolarsi dal mondo esterno, ed entrare nel piano dell’immaginazione, e, guardando al di fuori della finestra della camera, del treno, del pullman, dell’auto, scoprire di non vedere l’orizzonte, ma una persona a voi cara, o ciò o chi amate.
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