Pixel Art “che passione”!

La Microsoft, il 24 agosto 1995, annuncia la nascita di Windows 95, uno dei sistemi operativi che rivoluzionò la storia dell’informatica, segnando il passo decisivo per l’avvicinamento del grande pubblico al mondo dei computer. Per l’occasione grande investimento anche nella campagna pubblicitaria, nella quale furono investiti ben 300 milioni di dollari.

Morto nel 2001 con la sospensione degli aggiornamenti, Windows 95 ha introdotto caratteristiche che i suoi predecessori non avevano, dal supporto migliore di rete, alla possibilità di inviare fax, la possibilità di registrare e riprodurre file audio e di poter utilizzare strumenti per la riproduzione dei video.

“Se si guarda a Windows 95, è stato un salto di qualità nella differenza di capacità tecnologica e la stabilità”, dichiara l’analista Neil MacDonald di Gartner in merito a questo anniversario.

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Il doganiere d’Austria

 

Francesco Scarabicchi
da Il cancello 1980-1999
Luca Sossella Editore, 2012

 

Il doganiere d’Austria

Al valico di frontiera,
nella divisa verde,
il doganiere d’Austria
venne salutando
–  la mano alla visiera  –
sotto la tanta neve
che, cadendo, sbiadiva,
non rammento,
se il tuo nome o il mio
sul documento.

 

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Città scura. Storie di pietre e di luce

Fotografie e frammenti di racconti sulla città di ancona in luoghi e momenti inaspettati.
Il buio non nasconde ma rivela l’anima e il sentimento dei luoghi conosciuti.
Sconosciuti.
Inattesi.
Bagliori e parole.

Grandi immagini in bianco e nero, per una città che non ti aspetti, sorprendente e inaspettata. Il fotografo anconetano Corrado Maggi, che ha appena concluso una mostra a New York,  torna a indagare con il suo obiettivo Ancona da un punto di vista originale: dopo “Ancona città di confine” degli scorsi anni, ripropone con l’aiuto dei testi poetici di Luca Pieralisi una mostra sulla città di Ancona, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Ancona.

”Città scura. Storie di pietra e luce”. Il titolo dell’esposizione, allestita alla Mole vanvitelliana, riprende le suggestioni di un verso di Franco Scataglini tratto da Voce senza figura (In ‘sta conca de vechi/ muri de cita’ scura,/ chi te porta ai orechi,/ voce senza figura?).

La luce e il volto notturno del centro di Ancona sono i fili conduttori della ricerca sull’immagine che Maggi compie nei vicoli storici, negli angoli e nei dettagli dei monumenti della città. Un’immersione nella notte urbana da cui emergono tagli di luce particolarissimi: ecco le gru del porto illuminate come se fossero un monumento, ecco la luce fioca della luna in un affaccio sul mare, ecco la linea di una cupola nel buio.

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Sabato con pioggia

Sabato con pioggia

Leopardi era una collina. La indicava mio nonno nel paesaggio, individuandola fra altri villaggi con i monti sullo sfondo e una riga di mare di lato.
“Lo vedi Loreto?”
“Quello con la cupola?”
“Più a destra c’è Recanati. Lì è nato Leopardi, aveva la gobba, ma è stato il più grande poeta d’Italia”.
Un coetaneo da Roma venne in visita dai parenti. Facemmo amicizia. Lunghe passeggiate per mostrargli le meraviglie di Osimo.
Lui, gentile, condivideva il mio entusiasmo. Imitai mio nonno.
“Lì c’è la casa del più grande poeta d’Italia;era gobbo però”.
“Lo so. Era innamorato di Silvia. A lei faceva pena.”
All’inizio degli anni cinquanta di Leopardi sapevo questo: poeta di Recanati innamorato senza speranze perché aveva la gobba.
Non era il mio eroe. Il mio eroe era Bartali.
Venne a correre per le feste patronali. Mio nonno mi portò al campo sportivo. Bartali fece più gare in pista con altri ciclisti. Vinse sempre. Risalimmo al centro. Il campione era in un bar attorniato dagli organizzatori. Mio nonno conosceva tutti. Si avvicinò:
“Ecco un suo ammiratore”.
Bartali mi sollevò in braccio con un mezzo sorriso. Indossava la maglia gialla sudata. Emanava un odore di fatica aspro e invadente. Sembrava molto meno eroico dell’immagine nelle figurine incollate sull’album la domenica pomeriggio, dopo la fine del cinema e prima della cena, al suono dai pedali della Singer di mia madre.
La luce del lampadario a sfera diffondeva un giallino mesto su tutto.
Quella cupa fine del giorno era una mia personale sfortuna? No, la fine di tutte le feste è così. La delusione per Bartali? Regolare anche quella. Il meglio della vita è l’attesa.
Il viaggio, non la meta. La fanciullezza, non l’età adulta. Il sabato, non la domenica.
Lo spiegò anni dopo, con una voce di sigarette e un filo di cantilenante snobismo, la professoressa di lettere.
Una contessa. Ci faceva imparare tutto a memoria ignorando le nostre timide proteste. Eravamo tutti timidi all’epoca. Ci fece del bene però, la contessa.
Il sabato del villaggio è stato il mio primo sguardo disincantato sul mondo. Un’illuminazione. Negli anni ascolterò usarne frammenti per infiorare discorsi banali o come insulsa spiritosaggine: godi fanciullo mio, altro dirti non vo’, parca mensa.
L’autorevolezza di quei versi resisterà a tutto.

Nelle Marche si fanno due pellegrinaggi. Uno a Loreto per la Santa Casa.
L’altro a Recanati, per visitare la dimora del poeta. A Loreto si andò a piedi.
L’autobus lo prendemmo per il ritorno. Ho più di una foto del pellegrinaggio guidato da un sacerdote che, nella piazza piena dei malati di un treno bianco, invitò a fumare qualche sigaretta per proteggerci dai microbi (sic).
A Recanati, invece, ci portò un autobus traballante affittato dalla scuola.
Attraversammo distratti la biblioteca del poeta con la nausea non ancora smaltita, impegnati a decidere la strada più breve per tornarcene a casa a piedi incuranti della probabile nota sul registro di classe. Visiterò altre volte Recanati.
Una, la più imprevista e memorabile, invitato lì per scrivere un racconto.

Dicembre del 1997. Dall’albergo dove sono alloggiato vedo le luminarie natalizie del corso. Un gatto obeso color miele mi guarda col suo unico occhio mentre faccio colazione.
Piove fitto. Munito d’ombrello, vado. Per due giorni, venerdì 12 e sabato 13, m’insinuo in ogni angolo della città. Sosto più volte nei pressi di Palazzo Leopardi. Immagino, dietro le finestre, la madre di Giacomo in stivali mentre misura con un cerchietto le uova dei contadini; pretende di essere presente quando il parroco confessa i figli; discute sulle spese eccessive per la carrozza di Monaldo.
Appunti presi consultando biografie alla ricerca di idee. Meglio cercare il tema qui, all’origine dei versi che ancora ricordo a memoria, nella piazzuola dove i fanciulli giocavano sotto lo sguardo del poeta. Felici senza saperlo. In discesa, con le indicazioni di un bar e di una pizzeria, sfiorata dalle auto sotto la pioggia battente, sembra un luogo di passaggio da attraversare in fretta.
Come la felicità dell’infanzia e i sabati della vita?
Le gocce s’insinuano sotto l’impermeabile. Torno in albergo.

Il testo – una storia inventata mescolata alla cronaca di quelle due giornate – fu pubblicato in un’antologia curata da Daniele Garbuglia, Recanati, la città raccontata, edita dal comune in occasione del Bicentenario della nascita di Giacomo Leopardi, nel 1998.

Gilberto Severini

Zombie boy e il fondotinta

Un fondotinta che copre qualsiasi cosa è la dimostrazione/performance di Dermablender.

 

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Et in Arcadia Ego – Guercino

Lo straordinario capolavoro di Guercino, vanto della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, è eccezionalmente esposto a Fermo con un corredo di stampe antiche, che riproducono le opere dell’artista, conservate nel Gabinetto delle Stampe e dei Disegni della Biblioteca Civica.

È una delle opere più importanti del genio artistico emiliano Francesco Barbieri (Cento 1591 – Bologna 1666), detto il Guercino per un difetto alla vista che lo colpì dall’infanzia, uno dei protagonisti del Seicento italiano attivo a Roma fra il 1621 e il 1623. La fama dell’autore, la calda bellezza della materia pittorica e il mistero sospeso del soggetto fanno dell’opera, eseguita intorno al 1618, uno dei quadri più apprezzati della pittura barocca.

 

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La grafica non va in vacanza

Trieste ospiterà per tutta l’estate “Rembrandt. Incidere la luce.
I capolavori della grafica”, la mostra inaugurata il 7 luglio negli splendidi spazi delle Scuderie del Castello di Miramare.

Rembrandt Harmenszoon van Rijn Rijn (Leida 1606 – Amsterdam 1669) è conosciuto soprattutto come pittore e abile ritrattista. Un geniale incisore che esprime la sua arte attraverso una grande varietà di soggetti, una straordinaria perizia tecnica e un inconsueto uso della luce.

Ritratti dalla profondità disarmante, giochi di luce, schizzi e abili incisioni per un totale di 40 opere, gran parte delle quali esposte per la prima volta al pubblico: perfetto per chi non vuole rinunciare all’arte in vacanza.

Tra i tanti capolavori del maestro, saranno presenti alcuni dei più celebri, che di seguito potete visionare.

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Non respingere i sogni perché sono sogni

Pedro Salinas

Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l’acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
“Io sono il sole, i cieli, l’amore”.
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l’anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra.