Musei di San Domenico, Forlì
Forlì con il suo complesso dei Musei di San Domenico, che comprende il Museo Archeologico, la Pinacoteca, e il Museo della Ceramica, ormai da molti anni ci ha abituato a mostre di notevole spessore, accolte in uno spazio suggestivo, ben curato e adatto ad ospitare mostre temporanee. In questo caso chiunque abbia avuto modo di visitare la città di Forlì sa bene che l’impronta del clima del secolo scorso, soprattutto da un punto di vista urbanistico e architettonico è molto forte e affonda le sue radici proprio nel periodo che intercorre tra le due guerre. Ovviamente non poteva che presentarsi al meglio, in questa città, una mostra molto importante che tocca da vicino in maniere puntuale questo periodo storico, ancora difficile e controverso, legato al periodo fascista e alla dittatura che in quegli anni imperava sul nostro paese.
La grande esposizione di Forlì in programma dal 2 febbraio al 16 giugno 2013 presso i Musei San Domenico è sicuramente una mostra imponente di un periodo storico non facile da comprendere sotto un’etichetta, inoltre circoscritto in una fase anche molto lunga, trent’anni che hanno visto molti artisti legarsi in un qualche modo al regime.
Purtuttavia è necessario a volte ripensare certi periodi storici per una critica via via più obbiettiva possibile, perché a volte la memoria va anche educata attraverso dati nuovi e ne può guadagnare solo la storia e noi.
La mostra analizza a partire dal 1916 fino al 1943 un periodo storico definito, che attraverso il fascismo ha una propria cultura e ha delle proprie committenze artistiche e architettoniche.
Si tratta di un mosaico sicuramente molto ampio che procede in sezioni di carattere tematico e cronologico, per organizzare oltre 500 opere tra pittura, grafica, gioielli, mobili, architetture, etc.
Il più lucido interprete di questo periodo fu il letterato Massimo Bontempelli, (molto vicino al fascismo) che nel 1926 dando vita alla rivista “900” dichiarava: “Il Novecento ci ha messo molto a spuntare. L’Ottocento non poté finire che nel 1914. Il Novecento non comincia che un poco dopo la guerra”.
Il nuovo italiano si rispecchia soprattutto nell’architettura ideologica come la più importante delle arti perché “comprende tutte le altre”, fortissimo strumento di consenso che fa leva sul razionalismo come nuovo movimento architettonico, e ne fa il proprio baluardo attraverso quell’idea del bisogno di “un ritorno all’ordine” che è alla base delle scelte figurative del periodo. Paradigma architettonici che si rispecchiano soprattutto nei piccoli centri come piazza della Vittoria a Brescia e appunto su Forlì, la città del Duce, che a tutt’oggi lo si lega come damnatio memoria.
E’ un periodo che vede protagonisti artisti che hanno già fatto parte delle avanguardie: i futuristi da una parte e i metafisici dall’altra. Ma poi sarà Margherita Sarfatti, intellettuale del periodo, che si legherà a Mussolini, una protagonista imprescindibile per la propaganda artistica del regime, che fornirà quella base culturale, la cui acutezza sarà importantissima nel cogliere negli artisti,coloro che accompagneranno il messaggio storico del ‘900. I regimi dittatoriali europei utilizzeranno a fini propagandistici e di consenso il linguaggio classicista degli artisti e in molti casi la loro stessa complicità. Un ritorno al passato, il fascino del Quattrocento italiano visto come fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei. Giotto, Masaccio, Mantegna, Piero della Francesca attraverso “una solida geometria di oggetti, una nuova classicità di forme”, per Carlo Carrà, mentre De Chirico concludeva il suo scritto programmatico sul ritorno della figura umana esclamando: “Pictor classicus sum”.
Il modello di una ritrovata armonia tra tradizione e modernità, sostenuto da questi artisti -tra cui ebbero un rilievo maggiore Felice Casorati, Achille Funi, Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt e Arturo Martini – avrà, il sostegno da parte del regime che era alla ricerca della definizione di un’arte di Stato.
Una visione a tutto tondo del rapporto tra le arti e le espressioni del costume e della vita, confrontando artisti e materiali diversi. Una mostra da non perdere.
Info
Pinacoteca civica, sezione antica
Piazza Guido da Montefeltro, 12
47121 Forlì FC
Tel. +39 0543 712 606/ 609
Fax +39 0543 712 658/ 618
mail
museisandomenico.forli@comune.forli.fc.it
servizio.pinacoteca.musei@comune.forli.fc.it
Orari
Da sabato 29 settembre la Pinacoteca in San Domenico è aperta al pubblico secondo i seguenti orari:
– dal martedì al venerdì: 9,30-13,00 e 15,00-17,30
– sabato e domenica: orario continuato dalle 10.00 alle 18.00
– chiusura: il lunedì e le festività nazionali: 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Mostra
dal 2 febbraio al 16 giugno :
– dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.00
– sabato, domenica e tutti i festivi (compreso il 4 febbraio Patrona di Forlì e il 1° aprile Lunedì dell’Angelo) dalle 9.30 alle 20.00
– chiusura: il lunedì non festivo
A cura di Francesca Luslini
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