Erratico

Simone Turra
a cura di Gianluca Ranzi

Layout 1

La Fondazione Mudima è lieta di presentare nella propria sede milanese la mostra personale di Simone Turra, estendendo così il discorso già avviato nel 2012 quando l’artista presentò alcune opere di grandi dimensioni nei propri spazi espositivi.
La mostra si compone di una quindicina di sculture di medie e grandi dimensioni
e di alcuni disegni che abbracciano gli ultimi anni di attività dell’artista trentino
e si concentra su un nuovo e inedito gruppo di lavori che riuniscono materiali diversi come legno, pietra, marmo e bronzo. La mostra sarà accompagnata da un catalogo riccamente illustrato e con un testo critico di Gianluca Ranzi.
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La politica insegnata a mio nipote

M.A.L.T.E. Musica, Arte, Letteratura, Teatro, Etc
Babelia & C.
MARCHE TEATRO
nell’ambito del Progetto W.I.S.E. Workshop Identity: a Story about Europe

presentano
LA POLITICA INSEGNATA A MIO NIPOTE / Romanzo di formazione Europea
al Teatro Valle di Chiaravalle.

Il primo studio dei tre capitoli italiani del WISE Project,
nato da un confronto internazionale sui temi della Politica e della Democrazia.
La drammaturgia originale in dodici capitoli è scaturita dall’elaborazione
delle testimonianze di oltre sessanta cittadini europei sulla loro biografia politica.
Dopo il try out berlinese del Capitolo III, presentato al Festival 48 Stunden Neukölln,
il debutto dei capitoli polacchi in Polonia e i try out programmati nell’ambito
di Milano Cuore d’Europa e alla Corte Ospitale di Rubiera, il Teatro Valle di Chiaravalle ospita ora il debutto in prima nazionale del Capitolo I, del Capitolo IX e del Capitolo XII
di questo vasto romanzo corale per la scena. Il Capitolo I è un varietà irridente sul percorso dalla politica delle generazioni postbelliche all’antipolitica del nostro presente,
il Capitolo IX una storia d’invenzione, costruita grazie alla testimonianza di due protagonisti della giustizia italiana, mentre il Capitolo XII, l’ultimo atto di questo romanzo di formazione Europa coincide con l’ideale culmine del viaggio nella coscienza di un continente, grazie alla vicenda del protagonista, passato attraverso le tappe dell’impegno e della radicalizzazione, in un’Italia spezzata da terrorismi di destra e sinistra. Continua a leggere

ZODIAC – Virgo

Ideogrammi zodiacali, espressione di un visual giovane e attuale.

Oggi è la volta della VERGINE e il suo mito.

Vergine

Secondo la mitologia greca, la cui Vergine è la personificazione della dea dell’agricoltura Demetra con cui il dio supremo Zeus aveva avuto una figlia illegittima di nome Persefone. Un giorno Zeus decise di dare in sposa la figlia a suo fratello, Ade, il dio degli inferi; Persefone non era d’accordo con questo matrimonio ma Ade grazie alla propria astuzia ed all’aiuto di Gea, la dea della terra, creò un fiore dotato di profumo ed una bellezza sorprendente.
Quando Persefone si mise ad odorare quel fiore, la terra sotto di essa si aprì e lei sprofondò direttamente nell’Ade. Lanciò solo un urlo che fu sentito da sua madre Demetra. La madre venne a conoscenza che la figlia era nel mondo sotterraneo da cui non poteva più ritornare. Dalla rabbia e dal dolore per la figlia, Demetra trascurò completamente l’agricoltura così sulla terra apparve la carestia. Quando Zeus comprese la vendetta di Demetra, le ordinò di riprendere subito la cura dell’agricoltura ma lei si rifiutò, avrebbe accettato solo se Zeus le avesse fatto ritornare la figlia. Lui non poteva soddisfare il suo desiderio senza offendere Ade, perciò tutti tre si accordarono che Persefone due terzi del suo tempo lo avrebbe passato sulla terra con la madre mentre un terzo del tempo negli inferi periodo conosciuto sulla terra come inverno.  All’apparizione di questa costellazione nel cielo, la gente inizia a lavorare i campi fino la fine di settembre, quando iniziano le giornate più fredde che annunciano imminente l’arrivo dell’inverno.

Via Gen. Cascino – Lena

(Sere del 1987-2014)

Viene in mente
il tuo modo di bere
le pause delle tue labbra
in questa cena
affollata di sedie vuote.
Fuori piove e l’inverno
domina la minestra
bollente dei perché
ho fame di parole,
la voglia di una spezia ancestrale:
mi accontenterei della tua ombra
se l’emozione
lasciasse i brividi
come il caviale..
Il ricordo ora
non si stacca dal tavolo
così penso solo
alla lingua lucida delle posate,
all’Oceano frizzante
che il bicchiere mi offre
per imparare a rimanere in apnea..

(Padre:chiamarti così
è il modo meno ingenuo
di dirti figlio
anche se è molto più sensato
del barbone affamato di dosi
che sono stato..)

…………………

Muore il sole..tra le dita
illuminate dalla nicotina
eppure mentre mi aggiro nel buio
tra il borbottio elettrico del frigo
preparo alla fame
il pasto crudele del silenzio:
“a volte lo penso come l’emozione
sia finita sottovuoto
nell’Inferno dei cassetti”.
All’improvviso ora non ho specchio
all’infuori del pavimento
e che paura mi prende
quando non è l’immagine di noi che sale
ma la voce tetra del gas..

Fernando Lena

lena
Fernando Lena è nato a Comiso (RG) nel 1969 dove vive e lavora.
Diplomatosi all’Istituto d’arte ha fatto per alcuni anni l’orafo.
La poesia è stata sempre una dominante nel suo cammino esistenziale abbastanza tortuoso ,in vari periodi di silenzio editoriale ha pubblicato due libri fondamentali
e qualche silloge, il più recente a parte quello edito dalla Archilibri dal titolo
Nel Rigore Di Una Memoria Infetta“, è un poemetto edito Nei Quaderni Dell’Ussero
(Puntoacapo editrice) “La Quiete dei Respiri Fondati” è presente in alcuni blog
ed è stato finalista in premi (Tivoli Europa Giovani, Astrolabio, Vola alta la parola, Torre Dell’Orologio ecc..)

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Volti in bianco e nero

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“Io di solito disegno facce vagamente con la matita o carbone e carboncino su carta.
Ho scelto questo modo di espressione perché credo che rappresenti meglio i conflitti senza tempo, così in bianco e nero, vuoti e pieni, il movimento e la staticità si intrecciano continuamente nello spazio dipinto rivendicando ognuno di realizzarla.”
cfr. George Androutsos.

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al caffè della piazza

di Lucilla Niccolini
Tratto da nostro lunedì
n. 4 – Scataglini

Colloquio con Antonio Luccarini
Pomeriggio del 25 giugno 2004
Ancona, studio di Palazzo Camerata

scataglini+leon ancona

Il fascino evidente di Franco era nella sua ammaliante ritrosia, in quel suo modo di porsi
di fronte a te, come se il mondo attorno scomparisse nel momento stesso in cui tu cominciavi a esistere per lui. Soggettivo, il suo tempo, più che per chiunque altro,
finiva per fermarsi anche per te che lo intervistavi (intervistavi? Mai parola suonò così falsa e privata di significato. Andavi da lui con l’intento, o la consegna, di intervistarlo
e subito il compito ti appariva una sciocchezza, scadeva in secondo piano).
E neanche “fermarsi”, detto del tempo, è corretto: verrebbe da dire che entrava,
seguendo un suo flusso anomalo, sospeso, in un’altra dimensione. Ma non virtuale:
era una dimensione proprio reale, anzi l’unica possibile, finché restavi in quella casa
piena di quadri e di vento, in cui Rosellina dai capelli rossi ogni tanto si affacciava
dallo specchio della porta per chiedere se volevamo un altro caffè.
Col suo maglione rosso, Franco roteava le braccia dolcemente in quel vento che passava da finestra spalancata a finestra spalancata, sullo sfondo di tende gonfie d’aria,
e senza rispondere mai a una sola domanda in via diretta: ti evocava immagini e sogni, disegnava, da pittore eccellente quale era, scenografie stilizzate, panorami lontananti, teatrini rivelatori. Mi venne da pensare a don Juan di Castaneda, la prima volta che lo vidi alla presentazione del suo libro Carta laniena.
Mi ci aveva mandato Giovanni Maria Farroni, capocronista del mio giornale.
“Vai tu, Lucilla? è ora che tu lo conosca – mi disse. – Ti piacerà, vedrai”.
Mi sembrò un santone in borghese, per i capelli un po’ lunghi per la moda
di quei primi Ottanta, ma soprattutto per il viso ascetico e lo sguardo lampante
di sotto le palpebre a mezz’asta. L’impressione che fosse un santone, seppure mitigata
da quel suo positivo parlare della realtà, non me la tolse mai, neanche quando lo intervistai (si fa per dire, beninteso) a casa sua. Neanche quando mi capitò di assistere, appunto,
al prodigio del tempo interrotto, sospeso, deviato. Per questo mi sembrò una grande idea, ma anche un po’ pericolosa, quella di Antonio Luccarini, che a quel tempo insegnava ancora filosofia al Rinaldini, di invitarlo a incontrare gli studenti dell’università
al Caffè della Piazza. Fu una sera d’inizio giugno.
A quel tempo Luccarini teneva lezioni di filosofia agli apprendisti ingegneri, medici, economisti, sotto l’egida di un’associazione – l’Ascu – che era nata per tentare un allaccio almeno culturale tra la città e il suo giovanissimo ateneo. Luccarini fu il primo adulto
a dar loro retta, a farsi garante che sì, era possibile conoscere ‘sta città, dialogarci.
E chiamò Franco al bar, suscitando la “salottiera” ironia dei quotidiani locali.


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“Dolci in foto e non solo… Impressioni, ricordi e ricette”

Per la nostra domenica virale, vi regaliamo una serie di ricette di dolci
tratte da libro di Maria Guadalupi.

I baci di Alessandra
2.i baci di Alessandra

Ingredienti:
per il composto:
100 g di nocciole tostate
100 g cioccolato fondente
100 g di Nutella
per la glassa:
100 gr. di cioccolato fondente
35-40 nocciole tostate intere

Preparazione:
Trita abbastanza finemente i 100 gr. di nocciole e il cioccolato e mescolali insieme
in una ciotola. Unisci la Nutella e impasta. Riponi il composto in frigorifero per mezz’ora. Fai delle palline con le mani, se necessario bagna le mani con l’acqua, e sistema
le nocciole intere sulla pallina. Disponi le palline su un vassoio foderato di carta forno
o alluminio.Rimetti in frigorifero per circa un’ora. Sciogli il cioccolato a bagnomaria.
Fai la colata aiutandoti con una forchetta e un cucchiaio. Metti di nuovo in frigo
per almeno un’ora prima di servire.

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ICONIC GEOGRAPHY

Works 2005-2015
ANDREANA SCANDERBEG & ALEXANDER SAUER
a cura di Camilla Boemio

Dal 25 Febbraio al 5 Maggio
Anteprima D’ Arte Contemporanea

scanderbegsauer_works_05-15_04

Scanderbeg & Sauer, Salle de commande – Nord, Chavalon / Switzerland – Inkjet print

La mostra vuole introdurre lo spettatore nelle varie serie realizzate, negli ultimi dieci anni, dai fotografi Andreana Scanderbeg & Alexander Sauer, abili narratori delle tecnologie
di controllo.
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ZODIAC – Leo

Ideogrammi zodiacali, espressione di un visual giovane e attuale.

Oggi è la volta del LEONE e il suo mito.

Nelle civiltà mesopotamiche il Leone era identificato col Sole.
In Egitto era collegato con la piena del Nilo che avveniva quando il Sole transitava nella costellazione del Leone (sol leone) e forse per questo motivo veniva raffigurata una testa di Leone sopra le fonti, le fontane e le chiuse dei canali. I greci vedevano in questo gruppo di stelle il terribile Leone di Nemea che terrorizzava le città e che fu poi sconfitto da Ercole.
Là il leone viveva in una caverna con due aperture dalla quale usciva per uccidere gli abitanti del luogo, che diminuivano a vista d’occhio. Il fortissimo e ferocissimo leone era un vero flagello, perché sterminava greggi e sbranava uomini. Era una bestia invulnerabile dalle origini incerte; correvano voci che fosse stato generato dal cane Ortro, ma anche che fosse figlio del mostro  Tifone e persino che i suoi genitori erano Zeus, il re degli dei, e Selene, la dea della Luna.
Aveva la pelle a prova di qualsiasi arma, perché il suo mantello era indistruttibile e ciò lo rendeva invulnerabile, come scoprì Ercole quando lo colpì con tre frecce e queste si limitarono a rimbalzare, e quando la spada si piegò come di stagno e quando la clava si spezzò colpendo il felino. Ercole era stato sorpreso dalla bestia mentre viaggiava nei boschi. Il leone gli ruppe l’armatura con i fendenti degli artigli, ed arrivò a strappargli un dito.
L’eroe era riuscito a bloccare una delle entrate della tana della bestia e ad infilarsi nell’altra.
Nel terribile duello corpo a corpo, il leone strappò un dito a Ercole, ma alla fine l’eroe afferrò la belva per la testa stringendolo alla gola, e alla fine il leone si accasciò a terra sconfitto.
Alla morte, il leone fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la suddetta costellazione.

 

Viale della Resistenza – Lena

                1
     (inverno 1988)

tutto d’un fiato
il viale invade l’inverno
qui tracce di noi
ce ne abbastanza:
ieri abbiamo bevuto alla partenza di Marco
quando l’esercito chiama
il tempo si ferma sui mirini
ingrandendo la miseria di chi la subisce..
lui tornerà come tanti altri
o un po’ più tossico o puntuale
sulle solite paranoie di bambino borghese..
per fortuna io sono stato congedato
(soprannumero hanno scritto)
ma questo non potrà mai giustificare
il mio desiderio d’emarginazione.

(il maglione di lana spessa
dona un seno a Carla
da bambola portabile
per orgasmi di gruppo)

Tutto d’un fiato
percorro la mia giovinezza
e penso che sia un interminabile lutto
diventare adulti..
Così quando a volte
metti la testa tra la neve
è per ritrovati tra vent’anni
quella adolescente pietrificato dai brividi.

                2

Il tuo sorriso
è una lama che affonda nel tempo
il suo approccio squarcia
il silenzio di un timido hamburger
tu odi la maglionese io i crauti
ma c’è un senso (lo so)
nello sfamarci davanti
a un lampione in astinenza..

(Ora immagina un cane
braccato dal digiuno
senza una idea dove mordere un po’ di futuro
e poi guarda noi:fatti di meraviglia e illogici
nell’amore che proviamo sbranandoci..).

                3
            (oggi)

A tratti la caffeina
sbarra il sapore dell’alba,
così oltre la luce
la sveglia entra nei timpani,
la giacca a vento
prepara una imboscata al gelo.
Eccomi cittadino di un trauma
che si estende fino alla utopia..

Il furgone ha sguardi abbaglianti
mentre il paesaggio
si lascia guardare
come una puttana in bilico:
“ora vado mi dici e poi torno
più saccente avendo imparato
la lingua dell’asfalto
e forse l’anima sarà
più comprensibile
della fede che citano
tutti i giorni
i trafficanti della speranza”..

…….

a tratti il buio
diventa un genocidio di neon
ma negli occhi di questa dipendenza
è immane la volontà del sangue…

Fernando Lena

lena3

Fernando Lena è nato a Comiso (RG) nel 1969 dove vive e lavora.
Diplomatosi all’Istituto d’arte ha fatto per alcuni anni l’orafo.
La poesia è stata sempre una dominante nel suo cammino esistenziale abbastanza tortuoso ,in vari periodi di silenzio editoriale ha pubblicato due libri fondamentali
e qualche silloge, il più recente a parte quello edito dalla Archilibri dal titolo
Nel Rigore Di Una Memoria Infetta“, è un poemetto edito Nei Quaderni Dell’Ussero
(Puntoacapo editrice) “La Quiete dei Respiri Fondati” è presente in alcuni blog
ed è stato finalista in premi (Tivoli Europa Giovani, Astrolabio, Vola alta la parola, Torre Dell’Orologio ecc..)

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