Parte 3 di 4
Il primo insulto del Signore del Male verso il Creatore. Una vita sbagliata e a metà, manchevole di una fine, di un inizio e di un perché. La creaturina, che rispondeva
al nome di Bestemmia gli si avvicinò, mentre indossava un’armatura cupa
e minacciosa. Berciò, deferente:
-Bentornato, mio signore e padrone. Spero che la sua resurrezione sia stata agevole. Abbiamo già provveduto a rapire alcune vergini per festeggiarla con un banchetto.
Che nome ha diletto di usare, nostro Oscuro sire?
-Morgoth, mio orrido Bestemmia…
Poi si fermò un attimo. Una sorda malinconia era fiorita nel suo cuore. Sapeva
che il seme di quella strana infelicità era stato piantato lì mille vite prima e s’era preso tutto il tempo di germogliare. Forse era arrivato il giorno di portare
quella consapevolezza alla luce.
-… anche se temo che questo vecchio nome non avrà alcun festeggiamento. Non…
-… penso di poter sopportare un altra guerra, mio sire.
La sala del trono del buon Re era gremita da cortigiani allegri, che accolsero l’eroe Haddo con tutti gli onori che meritava.
A quelle parole, però, la sala calò nel silenzio ed il faccione benevolo del buon Re
si fece improvvisamente buio. Era davvero un buon sovrano. Un grande condottiero
ed uno statista giusto in tempo di pace.
Ma c’erano orrori che un buon sovrano non avrebbe mai potuto sconfiggere.
Per quelli serviva un grande eroe ed Haddo era l’unico che avevano. Non c’erano nemmeno profezie in bocca agli àuguri. Le voci provenienti dal nord, sussurravano
della nascita di un nuovo, grande Male, rendendo quella, una disdetta con tutti i crismi.
-Cosa vuoi dire, figliolo? Il tuo regno chiede il tuo aiuto e dopo aver dimostrato la tua grandezza sconfiggendo il Mogul e le sue armate, rinunci a salvarci tutti
ancora una volta?
-Rinuncio, mio sire. Sono stanco e vecchio ed in fondo anche se sconfiggessi un altro grande malvagio non cambierei nulla. Può riprendere il castello che mi ha donato,
mio sire. La mia amata, ormai non c’è più. Con lei il figlio che portava in grembo.
E’ stato un grande dolore, ma mi ha aperto gli occhi. Vi chiedo umilmente di farmi tornare al villaggio della mia infanzia, a coltivare il grano finché questa fragile pace
me lo permetterà.
-Ma Haddo, figliolo mio! Ho condiviso con te la morte di Edda, mia figlia e tua sposa, ma ciò non deve condurre il tuo cuore nello sconforto! La spada magica ha scelto te, sei tu l’unico Eroe che questo regno abbia! Come puoi chiederci…
-… di liberare le vergini? Mio signore, comprendo che quell’Haddo possa averla sconfitta, ma mille altre volte è stato sconfitto ed i miei occhi marci hanno potuto godere ogni volta delle fiamme della sua resurrezione! Vuole forse che mandi gli Incubi a cercare anche qualche giovinetto?
Morgoth, a suo modo intenerito, sorrise.
Quella sua creatura lo amava di uno strano e perverso affetto. Nonostante lo avesse messo al mondo condannato ad una vita in un corpo morente ed immortale, Bestemmia gli era sempre stato vicino.
C’era un po’ d’amore anche per il Signore delle Tenebre.
Mosse la mano per sgranchirsi le giunture e fece guizzare piccole fiammelle verdastre di potere in modo da calibrare tratti del suo aspetto. Si allungò i canini, appuntì
le unghia e le rese simili ad artigli, tirò la pelle come quella di un teschio, limò il naso.
Si vide, orrendo come una mummia in uno specchio tenuto da due demonietti.
Gli sembrò però null’altro che un futile giocare a travestirsi. Stava perdendo tempo.
-No, Bestemmia, non capisci…
Si rivolse anche alla marmaglia di orrori striscianti nell’ombra del castello, alzò la voce perché tutti lo sentissero. Ognuna di quelle singole creature era una sua manifestazione, un suo aspetto o perversione. La malinconìa si fece più pesante.
Egli stesso era il proprio esercito.
L’Eroe aveva sempre popoli dietro di sé che lo spalleggiavano.
A parte Bestemmia, lui era sempre rimasto solo.
-… figli miei, abomini di questa vita e delle prossime! Ho deciso di ritirarmi.
Questa continua guerra contro le forze della Luce alla lunga mia ha stancato
e con la guida degli anni posso affermare che è stato tutto inutile. Infrangendo il Primo Divieto mi sono garantito la vita eterna ed un potere quasi illimitato. Ma ci saranno sempre eroi contro di me e spade magiche e dannate fate e driadi a spalleggiare
il giovane puro di turno ed io non sono più nemmeno tanto sicuro che voler vivere
nel mondo carbonizzato che ho sempre sognato di creare.
Un fragore di sibili e schiocchi e ringhi ed empietà riempì la sala. Nel nervosismo,
gli Incubi che tenevano immobili le vergini per il banchetto ne fecero risuonare le grida, mentre le sbattevano sul duro pavimento di ossidiana come martelli in segno
di protesta. I colli sottili impedirono alle fanciulle di soffrire a lungo. Bestemmia:
-Ma padrone, è il suo ruolo, quello di tornare ora e sempre come contrappeso dell’Eroe. Sua è la vocazione di ridurre questo pianeta in un sasso privo di vita, dove
la dannazione sarà dolce consolazione! Mentre l’aborto parlava, Morgoth camminava
in mezzo ai suoi orrori. Si fermò ad osservare i cadaveri martoriati delle fanciulle.
Una volta ne avrebbe con felicità scempiato i corpi e le menti, prima di divorarle
e mandare i resti al villaggio di provenienza.
Ma in quel momento riusciva a provare solo un flebile marcire della propria efferatezza, che unicamente grazie ad uno sforzo accademico riconobbe come pietà.
-Non insistere, Bestemmia, la mia parola è legge…
-… ed io ho ormai deciso, mio Sire. Sono inamovibile.
Lorenzo Vargas. 23 anni, autore esordiente con Bompiani, finalista a Masterpiece, studente di legge (ma è più un hobby) ed ukulelista a tempo perso. Vive nelle Marche
e fa del suo meglio per peggiorare ogni giorno la scena letteraria italiana.
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