Se telefonando – Fulvio Panzeri

Di Fulvio Panzeri
Tratto da nostro lunedì
n. 3 – Libri

A volte i libri possono essere degli appuntamenti mancati o delle istanze segnate
dal destino, alle quali non ci si può sottrarre, nonostante le nostre resistenze.
Dico questo ripensando al percorso che ha avuto, negli anni, l’ultimo libro che ho scritto, edito quest’anno da Longanesi, Vita di Testori. Testori per me è stato “il maestro”,
colui che mi ha indicato il segno reale della scrittura, ma anche la dimensione della verità per affrontare questa realtà. Tutto aveva come centro la terra, le radici, la fedeltà
a questo legame. Non era semplice per un ragazzo di vent’anni incontrare un’esperienza, così singolare e così forte, ma è stato naturale viverla fino in fondo.
E tutto solo attraverso una semplice telefonata per dire allo scrittore che un suo romanzo Passio Laetitiae et Felicitatis mi aveva completamente stravolto, per la tragicità
della storia, per quel linguaggio reinventato in cui ritrovavo le asperità,
ma anche certe espressioni di commossa pietà propri del dialetto
che parlavo in casa, con i miei.
Già alla fine degli anni Ottanta, ancora vivo Testori mi era stato chiesto di scrivere
un suo ritratto biografico, anche attraverso il ricorso ad ampie conversazioni.
Avevo iniziato quel lavoro, che non ricordo più per quali motivi
non ebbe una sua conclusione.
Quel libro da scrivere già mi inseguiva e forse io non mi sentivo all’altezza di restituire
un “ritratto” di colui che consideravo un maestro, nonostante i suoi continui incoraggiamenti. Sentivo, come opposte pulsioni, quella del desiderio
e quella della inadeguatezza.
Mi sarebbe piaciuto raccontare Testori, ma era come se qualcosa non volesse disgiungermi dal rapporto di figliolanza morale che a lui mi legava. Dopo la sua morte
mi è stato ancora chiesto di scrivere su Testori.
Ho ripreso in mano il progetto di quel primo abbozzo, ma ho deviato ancora, inconsapevolmente, raccontando per frammenti, un aspetto critico che mi ha
sempre affascinato in Testori, quello delle “topografie”. Ne è nata una divagazione
sul tema dei luoghi ricorrenti nell’opera testoriana, un modo per sottrarmi ancora
alla concretezza del ritratto.
Fino ad arrivare a questa ultima, decisiva tappa, che se non fosse stato per l’editore
e per la sua costanza nel richiedere il testo, sarebbe ancora lontana.
Prima di iniziare a scrivere, l’autunno scorso, una stesura abbastanza rapida e veloce, perché gli studi testoriani effettuati in questi anni mi permettevano una certa padronanza della materia, si è ripresentata l’opposizione tra desiderio di giungere finalmente al “ritratto” e necessità di ritrarsi dall’impegno, forse perché sapevo che mi mettevo in gioco totalmente, attraverso uno sguardo non più interno, ma finalmente esterno;
non più solamente fraternale come chi deve tutto al proprio padre; ma figliale di chi vuol rivelare la forza e la forma di un’esperienza.
Tutti i dubbi erano scusanti per giustificare la mia resistenza.
Che tipo di ritratto? Quale biografia?
Come rendere con un linguaggio lucido un uomo così viscerale e complesso?
Tutto si è risolto, nel momento in cui ho deciso di scrivere con la naturalità
che lui mi aveva fatto conoscere.
Raccontare Testori, a prescindere da un discorso critico sulla sua opera, mi è parso subito limitante: non rendeva giustizia alla forza morale, alla radicalità della persona,
alla presenza sempre provocatoria dello scrittore sulla scena letteraria e artistica italiana. Ho quindi scelto di raccontare l’uomo Testori, attraverso una biografia critica, che potesse restituire il senso della sua avventura umana, la sua straordinaria forza. Ho voluto
che ne uscisse un ritratto a tutto tondo, mettendo a confronto le istanze dell’uomo e l’opera letteraria, indagando le ragioni profonde delle sue scelte coraggiose e radicali.
Volevo che si sentisse la forza della sua scrittura.
Ho compiuto soprattutto un lavoro di ricerca analitico, andando a cercare tra materiali rari e spesso inediti, la testimonianza di Testori sugli episodi im-portanti della sua vita
e quelli in cui racconta la sua opera.
Mi interessava far sentire la sua presenza viva, at-traverso la voce della sua scrittura. Così è possibile avere, attraverso la biografia, anche un parallelo racconto
in prima persona dello scrittore.
Ho voluto essere soprattutto un accompagnatore per il lettore.

 

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