La nostra era un’amicizia “operativa”, nel senso che si nutriva non di una frequentazione assidua, bensì di incontri in vista di qualche progetto da realizzare, e la conseguente collaborazione era amicale in senso pieno, in quanto caratterizzata da stima e fiducia reciproche nel comune impegno di fare manifestazioni valide per rigore di metodo e novità di impostazione. Dunque, era sul piano culturale che ci si incontrava, e nella diversità di provenienza e competenza, l’intesa era costante e fruttificava iniziative di spessore, realizzate “ad” Ancona e, soprattutto, “per” Ancona. Continua a leggere
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Fra la gente del sabato
Francesco Scarabicchi
da Il cancello 1980-1999
Luca Sossella Editore, 2012
Fra la gente del sabato
Nel freddo alla fermata,
solo come chi attende,
a lungo ti ho guardata
fra la gente del sabato
passare illuminata
dalla luce che in me,
nel farti vera,
ti ha seguita lontano
e poi si è spenta.
Opera: Amalasunta, Licini
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L’immagine
Francesco Scarabicchi
da Il cancello 1980-1999
Luca Sossella Editore, 2012
L’immagine
Di te resta l’immagine
bionda che dal cancello
ridi stringendo in mano
un fiore d’oleandro,
un’istantanea d’album
che tengo cara
ora che tutto è andato
così come scompaiono
i treni nel silenzio.
Opera: Il convegno, A. A. Alciati
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Voltato
Adele
Francesco Scarabicchi
da Il cancello 1980-1999
Luca Sossella Editore, 2012
Adele
Quasi tutti entrati,
seduti o in piedi,
ad ascoltarle il cuore
che lento congedava
sé dal mondo.
Si assopì
nella sua camicia bianca
pulita come il pane,
la testa reclinata
verso la porta verde.
Qualcuno, in silenzio,
pensò alle persiane.
Opera: Danae, Klimt
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La cristalliera
Francesco Scarabicchi
da Il cancello 1980-1999
Luca Sossella Editore, 2012
La cristalliera
Ci si rammenta, a volte,
di un nome, un volto
còlto dalla memoria
con tac d’interruttore,
lui che ragazzo
giuoca agli indiani
e solo per errore
con il gomito infrange
la cristalliera ad angolo;
in ginocchio raccoglie
i frantumi di vetro
e chi lo scruta avverte
l’appena bisbigliato
come tornare indietro?
Opera: Ritratto della signora Simboli, G. Balla
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Una lingua di terra
Non sono io a conoscerti, ma il nome
che si posa sulle labbra ferme,
quell’umido mistero di vocali
dette alle rive d’aria, ad una quiete
di riposo e madre, al consonare
del più muto canto, all’odore del giorno,
al fuoco, all’acqua,
a una lingua di terra familiare.
Francesco Scarabicchi,
da L’ora felice, Donzelli, 2010
Che vuoi da quei tuoi occhi, dagli abissi
Che vuoi da quei tuoi occhi, dagli abissi
di vento e verde che non ha confine,
che vuoi da me che tremo da quest’ora
in cui si perde una canzone bianca
e non ho vita per tenerti ancora,
non ho vita ma il semplice saluto
che ti lascia, carezza mia furtiva,
se scompari e mai più per questa notte
posso con te confondermi, mai più.
Francesco Scarabicchi,
da L’ora felice, Donzelli, 2010
Dittico
Bernard Berenson
Lorenzo Lotto fu dunque un pittore psicologo in un età che finì per apprezzare soprattutto la forza e l’apparenza, un pittore che aveva di mira l’anima umana in un’epoca in cui essa veniva rapidamente sacrificata al conformismo, un pittore intimamente evangelico in un paese che un cattolicesimo vuoto e autoritario stringeva sempre più nella sua morsa. Le stesse circostanze di vita gli furono di ostacolo ad acquistarsi la fama. Irrequieto e vagabondo, lasciò a Venezia, sua città natale, pochissime opere, sicchè gli amatori d’arte del Cinquecento, dai quali deriviamo le nostre nozioni correnti sull’arte di quel secolo, non vi trovarono una produzione sufficiente a ispirar loro resoconti entusiastici. Continua a leggere
Foglia mortale
Paolo Volponi
come se vi fosse un senso divino nell’intrisa
di fango e pruni e spini e ginepracci e venti
e marinacci nebbiosi; e sproni la tua gioventù
come un cavallino di Fossombrone per lo stradone, un cavallino
di larga schiena, di verso il fiume, d’aspra narice e sanguinanti
piume, fiducioso e stolto, che mira alle margherite. Continua a leggere